Magazine Alternativa A Numero 4
Anno 2023
Saluto d'apertura al Convegno di Sion
28 Febbraio 2024

Le parole di benvenuto della giornalista Manuella Maury all’incontro Pallium – les soins palliatifs au centre

Buongiorno a tutte e a tutti,

Inizierò salutando i vivi che dormono in noi e gli assenti che sono parte di noi. Coloro che a volte ci parlano, che tornano da noi nei nostri sogni e di cui sentiamo la mancanza. Quelli che, prima di noi, hanno vissuto il grande viaggio che tutti noi faremo.

Se me lo permettete, vorrei invitare mio padre a questo incontro. Invitarlo per rievocare i suoi ultimi giorni all’ospedale del Vallese. E potervi raccontare, alla sua discreta presenza, il suo ultimo giorno. Sono già passati 7 anni.

Quest’ultimo giorno è un mercoledì blu intenso con il profumo dell’estate. Il giorno prima, circondato da un oncologo, un cardiologo, un’infermiera, un nutrizionista, un assistente medico, sua moglie, le sue quattro figlie, la bocca secca e le metastasi, mio ​​padre Benoit, nato nel 1935, aveva detto con malizia: “È questa la mia punizione? C’è davvero bisogno di così tante donne? “. Abbiamo sorriso tutti. Ha tossito. Poi aggiunse con difficoltà: “cosa stiamo facendo…?” Mio padre aveva fiducia nella scienza. Quindi ha interrogato i suoi rappresentanti.

Di tutti i professionisti presenti al suo capezzale, solo l’oncologo ha proposto un’ultima linea di trattamento. “Chemioterapia di conforto”, ha detto. Gli altri hanno parlato di cure palliative. Per noi ha significato chiaramente la fine della sua vita per la prima volta. Allora papà si è rivolto al “suo harem” – come diceva qualche volta – e ha chiesto consiglio. “Cosa fareste…?” Stiamo tirando a sorte? “. Sono la più giovane, mi ha guardata per ultimo. Gli ho detto che era l’unico che poteva decidere. Provò a bere ancora un po’, prima di pronunciare “Non bisogna rinunciare” nel suo dialetto che ritornò così intensamente alla fine della sua vita.

Ci regalò un giorno, una notte, anche una piccola speranza. E poi se n’è andato.

Il 24 agosto 2016, quando ci fu un terremoto in Italia, intorno alle 4 del mattino, mio ​​padre smise di respirare per sempre. Il giovane medico che venne a confermare l’ora della sua morte non seppe dire a mia madre, alle mie sorelle, a me: coraggio… o le mie condoglianze… o qualsiasi altra banalità altrettanto confortante. Non so… mi spiace… o semplicemente… accidenti, è stupido!

Anche oggi penso a lui. A questo giovane così competente, così impegnato, così solo, così istruito. Ancora oggi lo compiango per aver saputo gestire la morte senza essere sufficientemente attrezzato per la VITA.

Traduzione dal francese

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