Magazine Alternativa A Numero 4
Anno 2023
A proposito di diritto all’identità
27 Febbraio 2024

Il Labanof, Istituto di antropologia Forense, e il Musa, è referente della Casa della Resistenza per il progetto “L’analisi delle salme degli ignoti di Fondotoce, Baveno e Pogallo” per restituire loro un nome e ricostruirne la storia. Progetto nato da una convenzione fra Casa della Resistenza, Parco nazionale Valgrande, Comuni di Verbania e Baveno e il Labanof. Bloccato dalla pandemia, è stato riavviato e le salme sono state riesumate[1] e attualmente si trovano al Labanof per le analisi. È  un progetto a cui la responsabile scientifica dell’istituto Cristina Cattaneo punta molto, perché è la prima indagine del genere su caduti ignoti della seconda guerra mondiale, mentre in  precedenza ne aveva guidata una su quelli della Grande Guerra[2].

Il Labanof ha il triplice ruolo di effettuare ricerca scientifica, svolgere attività didattica universitaria nelle diverse discipline trattate e prestare consulenza tecnica nei diversi settori che riguardano i resti umani, l’identificazione e lo studio e l’interpretazione di segni di violenza o delitti sul corpo, vivo o morto, recente o antico.

Il LABANOF (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense) è articolato in una serie di locali al piano terra e nel sotterraneo dell’Istituto di Medicina Legale di via Mangiagalli 37, a Milano nel cuore di Città Studi, dove si trovano le facilities per il trattamento e lo studio macroscopico, microscopico e radiologico di base di scheletri e di resti umani, in collaborazione anche con l’adiacente Obitorio Comunale, nonché un centro per l’esame di vittime viventi. Nell’area di ex veterinaria si trovano gli spazi attualmente ospitanti la CAL (Collezione Antropologica Labanof). Il Labanof occupa inoltre un piccolo spazio lavorativo presso la sede dell’Archivio del Policlinico nella Cripta della Ca’ Granda dove vengono effettuate le analisi dei resti di interesse storico lì conservati e un centro antropologico e medico legale nel centro comunale di via Zendrini in Milano per minori stranieri non accompagnati.

Nel laboratorio lavorano antropologi, odontoiatri, medici legali, biologi, archeologi e naturalisti, tra personale strutturato, contrattisti, collaboratori, studenti, dottorandi e post-doc per effettuare: ricerca scientifica; attività didattica universitaria e non (per esempio per le forze dell’ordine, per i professionisti del settore culturale e per le agenzie umanitarie); prestare consulenza tecnica nei diversi campi che riguardano i resti umani e l’identificazione; esaminare le vittime di tortura e valutare l’età di minori stranieri non accompagnati e, infine, divulgare al pubblico il ruolo di queste discipline nell’ambito storico archeologico, giudiziario e nella tutela dei diritti umani. Si avvale inoltre di convenzioni e collaborazioni con professionisti e studiosi di diverso tipo (ingegneri, radiologi, entomologi, botanici, geologi, chimici, storici, archeologi, antropologi culturali, psicologi e medici di altre specializzazioni) per indagini specialistiche nei diversi settori delle scienze forensi, archeologiche e umanitarie.

In ambito forense e criminalistico, dato lo scenario giudiziario attuale che richiede competenze sempre più specialistiche, il Labanof è in grado di fornire personale qualificato per la ricerca e recupero di resti umani, sopralluoghi complessi, costruzione del profilo biologico di cadaveri o resti sconosciuti (valutazione dell’epoca della morte, di sesso, età, etnia, patologie fino alla ricostruzione facciale), identificazione di cadavere, gestione dell’identificazione di vittime di disastri di massa, studio di causa della morte e segni di traumi in resti umani scheletrizzati, carbonizzati o decomposti, ricostruzioni dinamiche di delitti in 3D, identificazione di soggetti ripresi in fotografie o filmati, valutazione dell’età biologica di viventi ai fini dell’imputabilità e in casi di adozione e studio di materiale iconografico per la valutazione del reato di pornografia minorile.

Nel corso dei suoi 25 anni di vita il Laboratorio ha lavorato a centinaia di casi giudiziari per conto di Procure di tutta Italia, della Svizzera italiana, di Francia e UK. Svolge inoltre attività di ricerca e di sviluppo nelle diverse aree e discipline di studio, e ha al suo attivo oltre 200 articoli scientifici sulle principali riviste scientifiche nazionali ed internazionali sui suddetti argomenti che mostrano il suo impegno anche nella ricerca scientifica. Nel corso degli anni, il Labanof ha ospitato centinaia di professionisti, studenti, membri delle Forze dell’Ordine e delle principali associazioni internazionali (ad esempio ICRC, Comitato Internazionale della Croce Rossa), sia italiani che stranieri, giunti a scopo di formazione.

Il Laboratorio ha da sempre a cuore il problema dell’identità. Sin dalla creazione dell’Ufficio del Commissario per le Persone Scomparse del Governo, dal 2007, ha collaborato con questi per la creazione della scheda RISC (banca dati nazionale di persone scomparse e di morti senza identità). È stato il primo a sottoscrivere nel 2015 un protocollo d’intesa con le Procure di Milano, Busto Arsizio, Lodi e Pavia, Prefettura di Milano, Regione Lombardia, ANCI, Comune di Milano e l’Ufficio del Commissario Straordinario per le Persone Scomparse (UCPS) per la schedatura dei cadaveri sconosciuti nel territorio lombardo. Successivamente sempre per conto di UCPS ha lavorato, ed è ancora all’opera, nel grande progetto per l’identificazione dei migranti morti nel Mediterraneo, e in particolare nei disastri del 3 ottobre 2013 e 18 aprile 2015.

Il Labanof esegue anche un servizio sociale finalizzato all’archiviazione di dati riguardanti i cadaveri non identificati dell’area di sua competenza (prevalentemente Milano e Provincia). Gestisce infatti un sito internet specifico per la pubblicazione online degli “identikit” di resti umani sconosciuti con i dati del profilo biologico e tutti gli elementi utili ai fini identificativi dei singoli casi. Collabora inoltre da anni con la trasmissione “Chi L’ha Visto”, con la “Doe Network” (associazione americana che si dedica ai cadaveri senza nome) e con l’Associazione Penelope (persone scomparse). Per lo specifico lavoro sull’identificazione dei migranti, collabora strettamente con la Fondazione Isacchi Samaja Onlus.
Più recentemente tramite partenariati con il Comune di Milano, il Labanof ha ampliato la sua attività umanitaria anche sui viventi, visitando e descrivendo i segni di tortura sui richiedenti asilo e valutando l’età di minori stranieri non accompagnati al fine di una loro maggiore tutela.

In contesto archeologico, il Laboratorio si occupa dello studio antropologico e paleopatologico di resti umani di epoca archeologica e storica, con la ricostruzione del profilo biologico di scheletri (sesso, età, etnia, statura, patologie e traumi), ricostruzione facciale da cranio, allestimenti museali, studio demografico di necropoli e di personaggi storici, Santi e reliquie. Questo, grazie anche ad una convenzione con le Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Lombardia, ha permesso la ricostruzione dello stile di vita e della salute degli abitanti della Lombardia e, soprattutto, della città di Milano, in duemila anni di storia (progetto MIANTROPO).

Con queste premesse il laboratorio, data la sua natura universitaria, ha promosso il coinvolgimento del pubblico e ha creato una collezione (CAL – Collezione Antropologica Labanof) che con le sue tre anime (archeologica, forense ed umanitaria) ricerca, insegna e divulga il patrimonio scientifico ed umano su cui si basa il lavoro quotidiano del suo staff.


[1] Esumazione ad opera della cooperativa sociale “il Sogno” di Domodossola.

[2] Cristina Cattaneo è nota, oltre che per le indagini giudiziarie, per la sua ricerca dell’identità dei migranti affogati nel Mediterraneo su cui nel 2018 ha scritto un libro.

Nella foto la dottoressa Cristina Cattaneo

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