Magazine Alternativa A Numero 3
Anno 2023
As bestas e Alcarràs
13 Marzo 2024

SCHEDA DEL FILM AS BESTAS:

Regia: Rodrigo Sorogoyen

Sceneggiatura: Isabel Peña, Rodrigo Sorogoyen

Fotografia: Álex de Pablo

Montaggio: Alberto del Campo

Scenografia: Roger Rosenberg

Interpreti principali: Marina Foïs (Olga Denis), Denis Ménochet (Antoine Denis), Luis Zahera (Xan Anta)

Produzione: Arcadia Motion Pictures, Caballo Films, Cronos Entertainment, Le Pacte

Distribuzione italiana: Movies Inspired

Durata: 137′

Origine: Spagna, Francia

Data di uscita italiana (Cinema): 13/04/2023

Data di uscita in DVD: 23/08/2023

SCHEDA DEL FILM ALCARRAS:

Regia: Carla Simón

Sceneggiatura: Arnau Vilaró e Carla Simón

Fotografia: Daniela Cajías

Montaggio: Ana Pfaff

Scenografia: Mónica Bernuy

Interpreti principali: Jordi Pujol Dolcet (Quimet), Anna Otin (Dolors)

Produzione: María Zamora, Stefan Schmitz, Tono Folguera e Sergi Moreno

Distribuzione italiana: I Wonder Pictures

Durata: 120′

Origine: Spagna, Italia

Data di uscita italiana (Cinema): 26/05/2022

Data di uscita in DVD: 17/01/2023

Sgomberando subito il campo dagli equivoci, chiariamo che il complicato titolo di questo articolo non è il nome di un film, bensì l’unione di due film diversi, “As bestas – La terra della discordia” e “Alcarràs – L’ultimo raccolto”, dei quali parliamo qui parallelamente, date le molte affinità e i punti di incontro: alcuni più immediati, altri meno evidenti ma più significativi.

As bestas e Alcarràs sono entrambi spagnoli, entrambi distribuiti nel 2022, entrambi prodotti con un budget ridotto che non ne ha impedito l’approdo ai grandi festival internazionali e la vittoria di premi prestigiosi, ma soprattutto entrambi hanno un’ambientazione e dei temi decisamente affini.

“As bestas” in lingua galiziana significa “le bestie”. Il film è ambientato infatti in un piccolo paese di poche anime in Galizia, nel nord-ovest della Spagna, dove il francese Antoine e la moglie Olga hanno deciso di trascorrere il tempo della maturità della loro vita, comprando un terreno dove coltivare verdure ed ortaggi in modo biologico e risistemare vecchi rustici di pietra, per attirare nuovi turisti.

I loro vicini, gli allevatori Xan e Loren, non riescono a sopportare che due francesi si siano trasferiti in quel posto da cui loro, che ci sono nati, vorrebbero solo scappare.

La loro occasione di fuga viene da un consorzio che vorrebbe installare delle pale eoliche, comprando i terreni dei nove proprietari della zona. Antoine però, assieme ad altri due, si è opposto, facendo naufragare i sogni di Xan.

L’ostilità tra di loro non si ferma alle parole e, da qualche scherzo di cattivo gusto al sabotaggio del raccolto, prosegue in un clima di violenza crescente che porterà i due a tendere un agguato ad Antoine e farlo sparire. Olga non si dà per vinta e mentre cerca ostinatamente di ricostruire la verità sulla scomparsa del marito, decide di perseguire il loro sogno comune, nonostante la figlia cerchi di dissuaderla e di separarla da quel paese maledetto: in qualche modo l’ambiente e i suoi codici hanno avuto la meglio su di lei, che sembra essersi adattata interamente alla cultura locale.

As Bestas è il racconto lucido di un doppio assedio: il primo lo subisce Antoine da parte dei suoi vicini, l’altro è quello della maledizione della terra, che tiene incatenati i suoi figli.

Il gioco al massacro si nutre delle incomprensioni e dei pregiudizi di due culture diverse, non solo per nazionalità: i colti francesi di città, che segnano un idillio in mezzo alla natura e i due fratelli allevatori, che “puzzano di letame” e temono sempre di prendere una fregatura.

“Alcarràs” è il nome di un vero paesino catalano, nell’interno rurale e agricolo, lontano un centinaio di chilometri e anni-luce dalle spiagge e dagli eccessi della costa.

Il film racconta la storia di tre generazioni della famiglia allargata Solé, composta da genitori, figli, nonni, zii e nipoti, che da sempre trascorre l’estate in un podere di Alcarrás. Qui gli adulti si occupano della raccolta delle pesche, la cui commercializzazione sembra essere l’unica fonte di reddito della famiglia. Anche i bambini, all’occorrenza, includono piccoli aiuti agricoli ai loro giochi. Il possesso della terra è basato da un accordo orale che si perde nella notte dei tempi e la famiglia Solé non ha alcuna difesa contro i piani del legittimo proprietario, erede di colui che aveva fatto l’accordo verbale con il nonno Solé, che vuole installare sul terreno, al posto dei peschi, una distesa di pannelli solari.

In entrambe le pellicole, le premesse paiono quelle di un film di denuncia contro la modernità, contro i poteri forti a scapito dei più deboli, contro l’industrializzazione a tutti i costi e la fine del mondo rurale, per quanto rappresentata dall’avvento di energie rinnovabili (molto più diffuse in Spagna che in Italia, peraltro).

Ma, in entrambi i film, l’avvento delle pale eoliche o dei pannelli solari in luogo dei campi coltivati non rappresenta altro che un pretesto, una premessa che si esaurisce nei primi minuti di pellicola e che ha il solo scopo di scatenare, e raccontare, i conflitti interni della comunità. Una comunità ristretta e chiusa, dove si parla una lingua incomprensibile a chiunque non sia della zona (il galiziano in un caso e il catalano nell’altro) e che richiede quindi i sottotitoli anche per lo spettatore spagnolo.

Nel caso di As Bestas, quindi, il racconto si fa più interessante nell’epilogo che nella costruzione drammatica iniziale. La fotografia livida punta ad evitare qualsiasi idealizzazione del paesaggio naturale. E il segreto del film non sta tanto nella parte thriller, quanto in quella finale, segnata da una testarda resistenza femminile, che trova anche il modo di risolvere le questioni in sospeso con la riaffermazione di un matriarcato di fatto, più lucido e tollerante della bestialità degli uomini.

In Alcarràs, dove i presupposti farebbero immaginare una guerra di nervi tra la famiglia mandata via da una terra che ha sempre considerato sua e i costruttori pronti a distruggere tutto, l’unica battaglia messa in scena è quella degli agricoltori contro le grandi distribuzioni sul prezzo svilente dato ai loro prodotti. I camion che trasportano i pannelli solari entrano in scena molto più tardi e sembrano scalfire appena la quotidianità della famiglia Solé. La minaccia di perdere tutto è inizialmente solo accennata e non diventa mai il problema che fa passare tutto in secondo piano. Quest’assenza fa in modo che a risaltare siano altre questioni che stanno più a cuore al regista, tutte in relazione tra loro: la crescita e le prospettive dei giovani, la trasmissione dei valori tra generazioni, la sintesi possibile tra modernità e tradizione.

Un ultimo parallelismo tra i due film sta nell’ottimo successo di critica e pubblico: Alcarràs ha vinto l’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2022, As bestas ha invece dominato i premi Goya (il più importante riconoscimento del cinema spagnolo), vincendo, tra gli altri, quelli per miglior regista, attore (protagonista e non), sceneggiatura e fotografia.

Sfoglia la rivista on-line

Articoli Correlati