Magazine Alternativa A Numero 4
Anno 2023
Giovani e cooperazione: come cambiare il futuro?
26 Febbraio 2024

L’attuale scenario sociale e la situazione sempre più incerta del mondo del lavoro sta portando ogni settore a interrogarsi sulle prospettive per il futuro. Il mondo della cooperazione, grazie alla sua capacità di adattarsi e reinventarsi costantemente, si sta muovendo più di altri nella ricerca di nuove vie e nuove modalità per essere al passo con i tempi. Ciò che diverrà la cooperazione sociale nei prossimi anni, dipenderà certo da una pluralità di fattori interni ed esterni, ma fra questi, il tema dei giovani avrà sempre una posizione di primo piano, come elemento strategico dell’evoluzione dell’intero movimento cooperativo. Un serio confronto tra cooperazione e nuove generazioni rappresenta infatti un’importante occasione per entrambe. Alla prima è necessario per avviare un reale percorso di rinnovamento, atto a fornire prospettive concrete a questi giovani così difficili da raggiungere, appassionare e coinvolgere, ma di cui non si può fare a meno; per i giovani invece, per scoprire nuovi modi con cui guardare ai propri luoghi di vita, alle relazioni personali, all’identità e alle aspirazioni. Ne abbiamo parlato con Marta Battioni, coordinatrice dipartimento Welfare Legacoop Lombardia, vicepresidente nazionale di Legacoopsociali con delega a nuove generazioni, innovazione sociale e beni confiscati.

Cosa si intende quando si parla di nuova cooperazione, di giovani e cooperazione? Chi sono davvero i giovani cooperatori?
Difficile oggi delimitare in categorie i giovani. Difficile addirittura, credo, dare una definizione di giovani. Di cert
è decisamente cambiato, sia da parte dei giovani sia da parte di tutti, l’approccio al lavoro. Se prima, fino a un decennio fa, si decideva di lavorare o ancora di più organizzarsi in cooperativa per poter creare una buona opportunità di lavoro, per sé e per altri, oggi questo fenomeno è di certo molto più raro. Esiste ancora, però, una generazione giovane di cooperatori, in particolare nell’ambito sociale. Anche se non tantissimi come agli albori della cooperazione sociale, anco- ra oggi i giovani si avvicinano a noi, forse non con la consapevolezza di un tempo.

La cooperazione interessa le nuove generazioni? Quali ambiti sono ancora appetibili?
Sicuramente abbiamo una crisi su alcune professioni che erano invece fino a qualche anno fa una buona porta di ingresso per i giovani in cooperativa: le professioni educative. E questa crisi si registra anche nel percorso di studi che porta a quella professione. Purtroppo, prendersi cura degli altri non è più percepito come un mestiere attraente e forse neppure più così tanto utile. Di certo non ci aiuta l’opinione pubblica che continua ad additare la cooperazione come un settore in cui non viene garantito il giusto valore al lavoro. La cooperazione, e quello che è in grado di generare di buono, si conoscono troppo poco e quel poco che si conosce ci arriva troppo spesso da scandali o notizie di cronaca giornalistica.

Cosa può fare la cooperazione per essere attraente per i giovani?
I giovani che incontro per il servizio civile, e che fanno quindi volontariato nelle nostre cooperative sociali, rimangono affascinati dalle opportunità che la forma cooperativa può ancora oggi offrire loro. Credo quindi che ci sia bisogno, prima di tutto, di diffondere le potenzialità del nostro mondo: il valore che può costruire all’interno delle comunità in cui si trova e a cui offre dei servizi; la grande possibilità di lavoro e di crescita formativa. I ragazzi oggi chiedono il giusto protagonismo, senza dover per forza sottostare al paradigma: la cooperativa deve diventare la mia vita. Dobbiamo tornare fra i banchi di scuola e promuovere il nostro mondo, diffondendo il più possibile quello che può generare, in particolare attraverso esempi concreti e positivi. Non da ultimo, dobbiamo riuscire a ridare valore al nostro lavoro, anche in termini salariali! È evidente, però, che questo non lo possiamo fare da soli.


Quanta responsabilità ha il “Pubblico” rispetto alla possibilità di offrire contratti più interessanti e posizioni più diversificate e qualificate nell’ambito del terzo settore?
Gran parte del lavoro che facciamo lo svolgiamo “per delega” delle amministrazioni pubbliche. Quello che è abbastanza evidente, però, è che qualcosa in questo rapporto di delega si è spezzato. Mentre un tempo, riconoscendo il fatto che le amministrazioni erano in difficoltà nella gestione di alcuni servizi, ci hanno chiamati a costruire risposte a loro supporto, riconoscendo il valore di questa risposta, oggi continuano a delegarci, ma è come se fosse venuto a mancare un rapporto di fiducia reciproca. E questo troppo spesso si riflette in gare al massimo ribasso che manifestano un non voler riconoscere il giusto valore del lavoro che svolgiamo a favore delle persone.

Cosa può far cambiare le cose?
Migliorare la questione salariale e far tornare l’attrattività di un tempo verso il nostro lavoro. Come? Riportando al centro delle relazioni tra le cooperative e i propri stakeholders la fiducia reciproca, ritrovandola su nuovi presupposti, andando oltre il pensiero, anzi oltre il pregiudizio. E poi sicuramente per cambiare, ma questo in parte sta già avvenendo, provare a introdurre piccole innovazioni, sia nella gestione e realizzazione dei servizi che offriamo, sia nei processi organizzativi e di lavoro, responsabilizzando
anche le nuove generazioni di cooperatori a essere generatori del proprio futuro. I giovani, come sempre, penso abbiamo bisogno di essere accompagnati, ma anche lasciati liberi di esprimersi e di poter crescere nel proprio mestiere.

Quali solo i programmi e le iniziative di Legacoop , in particolare del gruppo giovani?
Il tentativo è prima di tutto quello di confrontarsi e provare a strutturare dei percorsi di formazione e discussione. Siamo un gruppo di lavoro interno a un’associazione di categoria e per questo non esiste un vero programma, ma il proposito maturato insieme di poter costruire con gli altri cooperatori e cooperatrici un pezzo di vita lavorativa. Proprio per questo nei prossimi mesi ragioneremo sul valore del nostro lavoro e sulla necessità di rimettere al centro la nostra capacità di generare cambiamento nelle comunità in cui ci troviamo.

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