A volte il viaggio si fa confuso, mi sembra d’essere in un altro luogo e in un altro tempo, affiorano ricordi di eventi storici, ma tutto, attorno a me, sembra contraddirli finché non arrivo in fondo alla via dove c’è il muro che divide la città in due: siamo forse a Berlino prima del 1989?
No, è Nicosia: a sud capitale della Repubblica di Cipro, a settentrione della Repubblica Turca di Cipro del Nord.
Come a Berlino, nel 1961, amori, famiglie, amici sono state separati dal muro lo stesso è accaduto a Nicosia nel 1974 con la cosiddetta “linea verde” a seguito dell’invasione turca.
Basterebbe questo per far intuire la particolarità di quest’isola che, proprio a causa della sua posizione geografica, ha da sempre assunto un’importanza geostrategica fondamentale sia a livello militare che commerciale; ittiti, fenici, assiri, persiani, greci, macedoni, romani, arabi, templari, veneziani, ottomani, britannici: insomma la storia la fa da padrona da queste parti!
Oggi è divisa in due ed è curioso attraversare in macchina il confine dovendo pagare l’assicurazione auto per il Nord, visto che non viene riconosciuta quella dell’altra parte, o pagare in euro da una parte e in lire turche dall’altra: pur nel loro essere simili, sono due mondi diversi, ulteriormente divisi dalla zona di controllo inglese.
A parte questi aspetti politico-istituzionali, l’intera isola è un susseguirsi di panorami che regalano emozioni, sia che siano spiagge turistiche, come quelle di Agia Napa, o insenature d’acqua cristallina dove si è soli con il mare e il garrito dei gabbiani; anche l’entroterra, turisticamente poco sviluppato con le sue strade montane, regala gioielli: le rovine di antiche fortificazioni, i monasteri che punteggiano l’isola immersi nel silenzio.
Famagosta è il simbolo di questo intreccio di storia e cultura: caratterizzata da un affascinate senso di decadenza, sembra essere un portale per il 1571, anno in cui i turchi la conquistarono a Venezia.
Il centro storico è circondato da bastioni imponenti e sembra chiuso in un sonnolento abbandono, come le chiese bizantine che accompagnano il percorso fino alla cittadella detta anche torre di Otello, in riferimento alla tragedia di Shakespeare che pare ispirata da un veneziano detto “il moro”. Qui si trova l’edificio più importante, la cattedrale di San Nicola, diventata proprio nel 1571 moschea di Lala Mustafa Pasha, con i consueti minareti. Attorno a quest’edificio e al sicomoro di oltre 700 anni ferve la vita cittadina tra turisti curiosi e paciosi abitanti del tutto avulsi dal movimento che li circonda.
Ma non solo per le vicende di secoli antichi Famagosta ben rappresenta l’intera isola: negli anni ’60 la città era diventata un importante centro turistico sviluppandosi nel quartiere di Varosha, popolato da greco-ciprioti; a seguito dell’invasione del 1974 questi furono costretti ad abbandonare le loro case e l’intero quartiere fu abbandonato e reso inaccessibile.
Oggi Varosha è una ghost city che ha assunto un aspetto surreale, assurgendo a simbolo dell’abbandono tanto che fu presa ad esempio dal noto giornalista statunitense Alan Weisman che la descrisse nel libro “Il mondo senza di noi”, dove si analizzano gli effetti della scomparsa della popolazione umana.
In fondo, la peculiarità di Cipro è quella di essere un ponte sospeso tra Grecia e Turchia, tra Europa e Asia, tra Occidente e Oriente, è mondo ellenico e mondo turco, è un luogo dove il passato ti avvolge costantemente, ma, nel contempo, è in fase di trasformazione e sono molti gli edifici in costruzione che echeggiano di futuro.
Nel microcosmo Cipriota c’è spazio per un lago salato su cui si specchia la moschea di Umm Haram e che, d’inverno, diventa domicilio per i fenicotteri mentre d’estate è una salina su cui si può camminare; per strade impervie dove si viene accolti da asini per nulla sorpresi della nostra presenza; per le splendide rovine di Salamina, il più grande centro commerciale dell’Impero Romano d’oriente; per il meraviglioso castello di Girne con il mare a fare da sfondo; per gli stupendi mosaici di Paphos; per la succulenta cucina locale e per molto altro.
Ma soprattutto c’è la placidità delle isole greche: c’è chi dice che per rilassarsi un cipriota abbia bisogno di sette sedie: una per il bastone, una per il caffè, una per ogni braccio, una per ogni gamba e, ovviamente, una su cui sedersi; non ho idea se questo detto sia vero, di certo hanno compreso, da antica saggezza, l’arte del saper vivere.
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