A chi tentenna
Bertolt Brecht
Tu dici:
Le cose nostre si mettono male.
Il buio aumenta. Scemano le forze.
Adesso, dopo aver sgobbato così tanti anni
Stiamo messi peggio che all’inizio.
Il nemico invece è più forte che mai.
Sembrano cresciute le sue forze. Ha assunto un sembiante imbattibile.
Ma noi abbiamo commesso errori, non si può più negare.
Il nostro numero si assottiglia.
Le nostre parole d’ordine sono nel caos. Una parte dei nostri termini
Il nemico l’ha stravolta fino a renderla irriconoscibile.
Che cosa è falso, adesso, di ciò che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto?
Su chi facciamo ancora affidamento? Noi rimasti, siamo scagliati fuori
Dal fiume vivente? Resteremo indietro
Senza capire più alcuno e da nessuno compresi?
È necessaria a noi la buona sorte?
Così tu domandi. Non aspettarti
Nessun’altra risposta che la tua[2].
Tempi nuovi avanzano, tempi di burrasca, tempi in cui l’ordine dei princìpi, dei valori, delle cose sembra ribaltato, più ancora che sovvertito. Tempi di smarrimento, di sconcerto.
Con il suo stile incisivo, Brecht trasmette un urgente richiamo alla responsabilità, invitando a non rimanere passivi di fronte alle difficoltà e alle ingiustizie. Incoraggia a prendere posizione, a non avere paura di agire, sottolineando l’importanza di fare scelte consapevoli, anche quando il sentiero sembra perdersi nella foresta.
Brecht ricorda che ogni individuo ha una parte da svolgere nel cambiamento e che l’azione collettiva è fondamentale per affrontare le sfide della società. La sua opera continua a ispirare ad impegnarsi attivamente per un mondo più giusto e solidale, soprattutto in tempi difficili. È un invito a riflettere su come le nostre scelte quotidiane possano influenzare il futuro e a non esitare nel perseguire ciò che riteniamo giusto.
Nei precedenti numeri di Alternativa si è parlato di giovani, anziani, storia locale e identità territoriale, ora in questa prima uscita del 2025, parliamo di lavoro nell’ambito sociale. Questa scelta nasce dal desiderio di dare spazio a quella comunità di persone che vive in questo territorio e che è impegnata nel lavoro sociale, per meglio comprendere questa nostra realtà e introdurre sinergie utili al miglioramento.
Il primo sguardo è ai numeri con un’analisi sull’occupazione nella sanità e sui due report italiani di ricerca sociale più importanti: il Rapporto del Censis sulla Situazione Sociale del Paese e la Classifica della Qualità della Vita del Sole24Ore. In seguito, lo sguardo si è concentrato su una dimensione più locale con il Forum, un’occasione preziosa di riflessione e confronto che ha coinvolto alcuni professionisti attivi sul territorio. Seguono poi testimonianze di chi in diversi ambiti del sociale e nel volontariato lavora e non sono mancati gli sguardi delle Centrali Cooperative, grazie al contributo di due funzionari di Confcooperative e Legacoop, e uno sguardo sul mondo dei social grazie ai contributi di Linda Lombi e Davide Sisto.
In ricordo di Giannino Piana torna una riflessione con il suo primo scritto per Alternativa, nel numero 2 del 2022, riguardante proprio l’etica nel lavoro sociale; ad esso si affianca una breve presentazione di L’ultimo orizzonte. Questioni etiche di fine vita,il suo libro postumo pubblicato da Interlinea a più di un anno dalla sua morte.
Altri articoli ci aggiornano circa gli sviluppi di alcuni importanti progetti attivi nel territorio. Infine, il contenitore delle rubriche, che parla di scuola ed è arricchito da un secondo spazio firmato da studenti, e poi uno scritto della psicoterapeuta per riconoscere i segnali della violenza, la segnalazione di un buon film, di un libro, di un bel viaggio, il racconto del contastorie e una riflessione sull’identità europea.
[1] “Superior stabat lupus, longeque inferior agnus”, è l’incipit della famosa favola di Fedro “Il lupo e l’agnello”, un apologo che sembra ben raccontare questi nostri nuovi tempi.
[2] La traduzione di Ruth Leiser e Franco Fortini (“A chi esita”) è nella raccolta: Bertolt Brecht, Poesie e canzoni, Einaudi, Torino 1959, pp. 130-131.
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