Magazine Alternativa A Numero 3
Anno 2024
Raccontare la storia, onorarla e farne memoria per le future generazioni: 80° anniversario dell’Eccidio di Finero
26 Settembre 2024

Un evento organizzato da Associazione Culture d’Insieme nel VCO, F.I.V.L. (Federazione Italiana Volontari della Libertà), comuni di Valle Cannobina e Ornavasso, Museo Partigiano Alfredo Di Dio di Ornavasso

Il 12 ottobre 1944, nei pressi di Finero, per la precisione lungo il vecchio tratto di strada provinciale, ora sostituito da una galleria, in comune di Cursolo-Orasso, alcuni partigiani della Divisione “Valtoce” e della Divisione “Valdossola” vengono sorpresi dalla mitraglia nazifascista che, superato anche il Ponte di Falmenta, risaliva la Valle Cannobina appostandosi sul Monte Castello, sperone roccioso noto col nome di “Sasso di Finero”. Cadono uccisi il comandante “Marco” Alfredo Di Dio della Valtoce, per dissanguamento a causa delle ferite subite, e il colonnello Attilio Moneta.

Il prossimo 12 ottobre verrà celebrato, proprio al “Sasso”, l’80° anniversario dell’eccidio, uno dei più drammatici eventi che hanno caratterizzato la lotta partigiana in Valle Cannobina, legandola indissolubilmente alla storia esemplare della Repubblica dell’Ossola (10 settembre – 23 ottobre 1944). Dunque una ricorrenza importante che richiama, giustamente, a una celebrazione particolarmente sentita.

L’evento, organizzato col supporto dell’associazione Culture d’Insieme nel VCO, di concerto con la F.I.V.L. (Federazione Italiana Volontari della Libertà), il comune di Valle Cannobina, il comune di Ornavasso e il Museo Partigiano “Alfredo Di Dio” di Ornavasso, si svolgerà lungo un itinerario, in parte a piedi e in parte in auto, che prevede quattro soste per rendere omaggio ai caduti della Resistenza: al cimitero di Malesco, nell’area monumentale e al cimitero di Finero, al “Sasso” nei pressi del luogo dell’eccidio, e infine a Cursolo, dove, nella panoramica piazza, l’orazione ufficiale concluderà l’intensa e sentita cerimonia. L’evento da alcuni anni viene arricchito da narrazioni e performance teatrali dell’Associazione Culturale “Il Tempo Ritrovato” e della “Confraternita dei Guitti” che danno voce alle donne e agli uomini che hanno vissuto in prima persona le vicende della Resistenza. Il tutto con l’accompagnamento musicale della fisarmonica dell’Associazione Culturale “Quatrad”.

Commemorazione Eccidio di Finero – Edizione 2023

Commemorazione Eccidio di Finero – Edizione 2024 – Interpretazione musical-teatrale a cura dell’Associazione Culturale “Il Tempo Ritrovato”, della “Confraternita dei Guitti” e dell’Associazione Culturale Quatrad

La cerimonia viene organizzata in modo che non sia solo formale rievocazione di un drammatico evento, ma anche occasione di libere e, magari, anche un po’ provocatorie riflessioni.

Una prima considerazione: gli eventi storici sono patrimonio culturale del territorio in cui si sono succeduti, lo arricchiscono e sono patrimonio immateriale da conoscere e salvaguardare a favore delle future generazioni. Esiste infatti uno stretto legame fra territorio, anche inteso come geologia che modella in qualche modo le culture e gli eventi sul suo suolo.

Nel nostro caso esiste uno stretto legame fra gli episodi della Resistenza e le caratteristiche della Valle Cannobina, che, infatti, ben si prestava alle modalità della lotta armata partigiana. Non c’è sentiero, alpeggio, villaggio che non custodisca segni e testimonianze di tale esperienza. Bastano poche e brevi escursioni per veder riemergere le figure di Alfredo Di Dio e Attilio Moneta al Sasso di Finero, di Elio Rizzato a Monte Vecchio, di Mario Gramoni e Dante Sardi all’Alpe Biuse, di Teresa Binda all’Alpe Provola, di Ubaldo Cavallasca (Cucciolo) all’Alpe Fornà, di Nino Chiovini, cui è ora dedicato un lungo percorso della memoria: ormai classico trekking che ogni anno percorre i sentieri della Val Grande da Fondotoce a Cannobio, utilizzato dai partigiani per sfuggire al rastrellamento nazifascista del giugno 1944. E poi tanti altri ancora all’Alpe Marona, a Ponte Falmenta, e in altrettanti della Valle Cannobina.

Per questo motivo è particolarmente emozionante portare le celebrazioni nei luoghi in cui le storie sono accadute perché, in un qualche modo, trasmettono l’anima di chi le ha vissute.

Una seconda riflessione: fino a che punto il nostro presente corrisponde al futuro sperato dalla gente della Resistenza? Fino a che punto ne abbiamo saputo raccogliere l’eredità, per dare continuità alla loro azione per il miglioramento della società, fondandola sui valori di solidarietà, libertà e giustizia? Come mai tanti uomini e donne, dopo l’esperienza della Resistenza, si sono ancora dovuti impegnare, e tuttora si impegnano, a prezzo della propria vita, per la libertà, la giustizia, la verità, cioè per i valori stessi della Resistenza? Perché non chiamare queste persone, pur nella diversità dei tempi e senza scalfire la specificità e diversità del contesto storico della Resistenza, “partigiani moderni”?

Sto parlando di magistrati, avvocati, giornalisti, amministratori, scrittori, attivisti politici, insegnanti, giovani studenti, che hanno perso la vita, per aver preso posizione contro fatti o comportamenti che hanno umiliato, e purtroppo tuttora umiliano, la giustizia o che hanno interpretato la legalità e la politica a fine di tornaconto personale.

Qualche esempio di “partigiano moderno”:

Giorgio Ambrosoli (avvocato): assassinato a Milano nel 1979 per aver anteposto il proprio dovere e la giustizia al tornaconto personale.

Walter Tobagi (giornalista e scrittore): assassinato a Milano nel 1980 per aver capito che il terrorismo poteva annientare la nostra democrazia.

Emilio Alessandrini (magistrato): ucciso a Milano nel 1979 mentre si recava al Palazzo di Giustizia.

Giuseppe Impastato (giornalista e attivista politico): ucciso nel 1978 dopo essersi esposto contro le attività di Cosa Nostra e la mentalità mafiosa. Evidenziò in molti suoi scritti come tra legalità e giustizia non sempre ci sia perfetta corrispondenza.

Giudice Galli, assassinato nel 1980 a Milano nei corridoi della Università Statale.

Rosario Livatino, ucciso nel 1990 da una organizzazione mafiosa mentre si recava in tribunale.

E come non ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?

O ancora, giusto per venire a tempi ancora più recenti, Angelo Vassallo, sindaco di Pollica nel Cilento, ucciso nel 2010 e il cui assassino è rimasto impunito.

L’elenco completo sarebbe troppo lungo e continua fino ai nostri giorni, lasciando intendere, purtroppo, che sarà difficile interromperlo.

Dunque la ricorrenza va simbolicamente dedicata pure a questi “partigiani moderni”, per ricordare che anche quando ci si sia liberati da una feroce oppressione, libertà e giustizia non sono scontate, sono condizioni itineranti, che vanno continuamente monitorate con attenzione e lucidità nei vari contesti storici, e il cui sviluppo e conservazione dipendono dalla maturità civile e morale di tutti, cittadini e politici, nessuno escluso.

Terza e ultima riflessione. Spesso si sente affermare che per imparare e ricordare “bastano i libri di storia”, quelli della Grande Storia, cioè quella che si studia a scuola. Non credo sia sufficiente. Penso che la strada sia quella di cogliere l’occasione di una ricorrenza come quella di Finero per leggere e narrare le “piccole storie” dei tanti uomini e donne che sono stati i veri protagonisti, interpreti o testimoni della Resistenza. Solo così le loro esperienze ci saranno trasmesse con il relativo bagaglio etico e morale, più facile da individuare raccontando le loro vicende personali e umane, che spesso la Grande Storia non lascia trasparire.

Proprio a seguito di questa ultima riflessione, l’Associazione Culture d’Insieme nel VCO, da anni contribuisce all’organizzazione della celebrazione annuale dell’eccidio al Sasso di Finero, inserendo nel programma dell’evento momenti di intrattenimento teatrale che possano dare voce ai protagonisti e testimoni della Resistenza, facendo rivivere le esperienze, spesso drammatiche, anche emotivamente. Un modo per dare alla cerimonia maggiore interazione col pubblico che vi partecipa, dove la storia non è impartita, ma presentata e rivissuta, col suo bagaglio di passione, ideali, emozioni, speranze, illusioni.