E, quasi d’improvviso, nel silenzio del bosco appare lui, le sue alte zampe, il corpo coperto di muschio, una proboscide ritta o, forse, un enorme pungiglione sotto cui enormi zanne raggiungono il suolo… Poche centinaia di metri più in là, il re dei giganti, protetto da silenziosi guerrieri, attende sul suo trono blu, che meravigliati visitatori si mostrino di fronte a lui.
Non sono fantasie, ma alcune delle opere de “La Forêt des Géants Verts”: un museo a cielo aperto dove Alain Bresson, dando forma a legni e fiori, rappresenta un mondo immaginifico di giganti arborei, di pesci sospesi in mari chimerici, dove l’arte e la foresta ricreano il relitto di una barca, mentre cavalli sospesi nella loro eterna corsa sono solo una parte di quest’opera unica.
Siamo a circa due chilometri da Ancy-le-Libre, nel cuore della Borgogna, una regione francese in cui storia, arte e natura sembrano danzare senza soluzione di continuità, che deve il suo nome ai Burgundi, antica popolazione germanica che nel V secolo Dopo Cristo lì si installò.
La storia si è impressa con forza, tanto che sono molti i villaggi in cui ci si trova immersi tra castelli, fortificazioni, quartieri medioevali – con le tipiche case a graticcio- abbazie e monasteri, quasi fossimo viaggiatori del tempo.
La Borgogna è la regione di Cluny e della sua congregazione: fondata nel 909, nei due secoli successivi divenne la più ricca e potente della Chiesa, con oltre duemila priorati, cadendo nel paradosso, per un’istituzione che si era distinta nella lotta contro i vizi della Chiesa e la vendita di cariche ecclesiastiche, di essere accusata di eccessivo accumulo di potere.
Cluny sarà per secoli un luogo di primaria importanza: dalla congregazione proverranno diversi Papi e personaggi di primissima importanza guideranno la sua l’abbazia come, ad esempio, Richelieu e Mazzarino; oggi dell’abbazia originaria, che tra il XII e il XVI secolo fu la chiesa più grande del mondo, non resta molto a causa delle distruzioni avvenute durante la Rivoluzione francese e della successiva trasformazione in cava di pietre delle sue rovine, ma resta un luogo estremamente suggestivo.
A poche decine di chilometri Paray-le-Monial: è una cittadina dal forte impatto storico-spirituale; in poche decine di metri è possibile visitare la Basilica del Sacro Cuore, nei fatti, nonostante i 63,5 metri di lunghezza, una miniatura della perduta abbazia di Cluny; il suo chiostro; la Cappella delle apparizioni, dove Marguerite Marie Alocoque “vide” cuore di Gesù; la Chapelle La Colombiere, di ispirazione bizantina, costruita nel 1929, per la beatificazione dell’omonimo gesuita che aveva autenticato le visioni della Alocoque, che è uno splendore di mosaici e vetrate e, infine, la facciata rinascimentale del Municipio.
Sono moltissimi i villaggi ricchi di storia, come Chateauneuf-en-Auxois con il suo castello medioevale e i suoi successivi ampliamenti; Tournous con il suo monastero; Semur-en-Brionnais con il castello più antico della Borgogna; Flavigny-sur-Ozerain e la sua fabbrica di bonbon costruita in un’antica abbazia con tanto di cripta Carolingia; Noyers-sur-Serein con i viali lastricati e la piazza medioevale; Vezelay con la sua basilica patrimonio mondiale dell’UNESCO e il suo borgo medioevale.
Si potrebbe continuare a lungo a elencare i villaggi che meritano una pausa, ma la verità è che l’armonia e la pace che si respira, anche nei paesini più anonimi, il paesaggio di dolci colline che li circonda, i piccoli canali e gli angoli, che sembrano creati ad arte, rendono questa parte di Francia un luogo che sembra galleggiare sul mare del tempo, nel suo essere romanticamente immobile: perdersi in questo, sorseggiando un rosso borgognese e degustando un assiette du fromage è un privilegio da godere istante dopo istante.
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