Documentare la fase preparatoria della nascita dell’Associazione può essere fatta o con documenti o con ricordi, questa volta scelgo la seconda strada affidandomi alla memoria.
La nascita di un’associazione ha sempre un retroterra fertile preparatorio ed un momento contingente, ed anche per “Alternativa a…” sono valse queste due ragioni.
Il retroterra fertile lo possiamo individuare in un movimento di credenti che cercava strade proprie di concretizzazione del messaggio evangelico, spesso in aperto contrasto con le gerarchie ufficiali della Chiesa del tempo.
Non per riprendere ad ampio spettro le problematiche, ma solo per inquadrare il contesto faccio riferimento ad alcuni eventi locali e nazionali preparatori:
– l’allontanamento di don Gianni da Domodossola (prete troppo “non conforme” con la sua esperienza dirompente del “doposcuola” nel quartiere La Motta),
– il continuo confinamento e tentativo di isolamento di don Antonio a Montescheno con il suo lavoro “fuori schema”con i gruppi giovanili,
– i movimenti dei cattolici del dissenso con le contestazioni nei consigli diocesani dei laici
– le pubbliche posizioni sul divorzio,
– le simpatie di molti laici per i movimenti di rinnovamento nella chiesa (L’isolotto di Firenze, don Franzoni a Roma, Balducci in Toscana, la scoperta e la valorizzazione postuma di don Milani)
Gli effetti del rinnovamento e della necessità di nuove attenzioni nel sociale avevano fatto presa nell’animo di molti giovani con azioni concrete sul territorio: la conoscenza della condizione degli anziani (analisi sulla condizione degli anziani e delle case di riposo) e dei giovani (ansie, speranze e problematiche sintetizzate nella tesi di laurea in Psicologia di don Antonio, raccolte poi nel libro “Nuove Generazioni”).
Come spesso accade nella vita, momenti di esclusione portano a rinnovamenti impensati (guarda caso i due preti “esclusi” si sono laureati uno in sociologia e uno in psicologia).
Il momento contingente è stato l’impatto dirompente di alcuni casi di droga in Ossola.
La società civile e quella ecclesiale si sono trovati di fronte un fenomeno nuovo che non si riusciva ad arginare con la sola repressione. Si intravedevano delle crepe profonde nelle strutture familiari del tempo.
In mezzo a questo contesto fiorisce l’idea “velleitaria” di costituire un’alternativa al disagio, all’emarginazione, all’esclusione, all’abbandono ….. e nasce, in una forma anomala oggi ma coerente con i tempi di allora, una associazione che già nel suo nome sintetizzasse gli intendimenti.
Tutti i partiti politici ossolani dell’arco costituzionale (così si diceva per escludere il Movimento sociale con ancora reminiscenze fasciste) delegano una persona per costituire l’Associazione “Alternativa a …”, formalizzandone la nascita davanti ad un notaio.
Nessuno era in grado di analizzare la potenzialità di questa scelta, però, con una visione che poi risulterà profetica, tutti erano concordi che bisognasse farla.
La prima presidente fu una mamma alle prese con un figlio tossicodipendente, ma con alle spalle l’alito profetico dei due don, poi diventati tre per un’altra esclusione ecclesiale, don Luigi mandato in Ossola per calmare le acque sulla sponda del Sesia.
Fui invitato a farmi coinvolgere nel progetto, con un impegno personale, ma declinai l’invito preso da altri incarichi; le vicende della mia vita mi cacciarono dentro nel 1984…
Inizialmente fu un’esperienza “spartana” con pochissimi mezzi e strutture di ripiego, ma con una grande attenzione da parte dell’allora azienda sanitaria (a nomina politica) che aveva intuito che quello fosse un settore su cui operare sia nella cura sia nella prevenzione.
Non è questo il tempo di ripercorrere il cammino dell’Associazione, tuttavia si può affermare che lo stesso è stato contrassegnato da tante attenzioni, molta condivisione e sostegno.
La Provvidenza, nei momenti di esclusione, ci ha incoraggiato verso passi impensati, nel continuo rinnovamento volto a fronteggiare il mutare degli eventi e delle situazioni, per saper leggere i “segni dei tempi”.