1984
Esce il primo numero della rivista “Alternativa A…” e don Gianni ripresenta l’Associazione sorta nel 1982 ricordando che privilegia i rapporti con enti pubblici (Regione, Comunità Montane e Comuni) con le Parrocchie e lavora in sinergia con USSL 56. Nel suo articolo, don Gianni Luchessa l’allora presidente dell’Associazione, precisa:
“L’Associazione cerca di legare il settore pubblico con quello privato e di favorire una collaborazione fra i diversi servizi socio-sanitari e assistenziali e le forze politiche”.
La sede dell’Associazione è nello scantinato del vecchio edificio in Via Roggia dei Borghesi 2 al cui piano superiore ha la sede il neonato SERT (sevizio per le tossicodipendenze che ha in carico 50 ragazzi – 150 anni sono i casi affrontati in tre anni).
L’Associazione, che conta 133 soci, pone in essere la prima convenzione con l’USSL 56 il cui presidente Bernardino Gallo impersona la volontà politica di affrontare il fenomeno droga che sta esplodendo in zona.
Si gettano le basi per lo “studio” di quello che diventerà la comunità “Casa Rosa”.
L’Associazione gestisce, quasi totalmente con il volontariato, il Centro Diurno della Noga e i laboratori di vimini e pelle al Gaggio e a Montescheno.
(Il bilancio dell’Associazione pareggia intorno agli 86 milioni di lire).

1985
Il 22 e 23 Marzo si tiene un grande convegno con don Ciotti, di elevato risalto mediatico, nella sede della Comunità Montana. Partecipano il Prefetto, il Vescovo Del Monte, il presidente Fornara della provincia di Novara. L’incontro diventa una validazione pubblica dell’Associazione!
“Due forze, un solo progetto” titola il giornale dell’Associazione per rimarcare la sinergia in atto tra Associazione e USSL 56.
E’ l’anno dell’avvio della struttura Casa Rosa con il sostegno parziale, anche organizzativo, dell’USSL.
L’Associazione opera sempre con il centro diurno della Noga, con la “dependance” di san Marco (per le fasi di distacco) e con Casa Rosa.
C’è anche la disponibilità di un appartamento al Gaggio per il reinserimento.

1986
L’Associazione è riconosciuta ente ausiliario regionale ( 09/10/86); i soci sono 129, il bilancio sale a 231 milioni di lire e la USSL partecipa ancora all’organizzazione con spese dirette di alcuni servizi nella gestione di Casa Rosa.
Inizia a porsi il problema dei reinserimenti lavorativi.

1987
E’ il primo anno di completa autonomia della gestione di Casa Rosa, scrive don Gianni nella relazione al bilancio, che pareggia intorno ai 582 milioni di lire.
A settembre inizia ad operare la Cooperativa “Il Sogno”, costituita alcuni mesi prima, per favorire i reinserimenti lavorativi.
LE RIFLESSIONI

Due i nodi focali affrontati connessi al problema tossicodipendenza: la fase del recupero ed il reinserimento lavorativo.
La fase del recupero ha visto una continua evoluzione per modellare risposte articolate ed efficaci al sempre più inquietante fenomeno della droga.
Dal centro diurno si passa alla Comunità terapeutica attraverso riflessioni, confronti con altre esperienze, rimodellamento, adattamento alle risorse disponibili.
L’Associazione diventa una “fucina” di innovazioni, articolazioni di percorsi e sperimentazioni capaci di offrire percorsi seri per chi vuole uscire dal baratro.
Sono gli anni dei maggiori successi nei recuperi che passano attraverso percorsi lunghi anche due anni: dalla fase del distacco al Sert e a San Marco, si passa alla prime tre fasi alla Noga, con verifiche di positività prima di procedere nel percorso, fino alla fase terminale in Casa Rosa.
Al termine la fase del distacco in un mini appartamento e qualche progetto mirato lavorativo.
Sarà un percorso di adattamento che è tutt’ora in corso nelle mutate realtà operative (riferimento oggi sempre Casa Rosa e Namasthè) con percorsi diversi legati alla evoluzione del fenomeno.
Quegli anni sono stati molto positivi per l’alta percentuale dei recuperi, con soggetti trasformati in operatori per il recupero di altri.

Nel periodo 1984-87 si è lavorato molto anche sui laboratori e su progetti lavorativi più strutturati.
Il volontariato è stato fondamentale per tenere in vita momenti lavorativi creativi, nei cosiddetti “laboratori”, che hanno visto in quegli anni le illusioni di poter concretizzare anche uno sbocco commerciale.
Sono stati anni nei quali si è investito molto in risorse economiche ed umane.
Per quell’epoca i risultati sono stati in termini umani confortanti, la vera difficoltà sono stati gli aspetti economici che finiranno col pesare fortemente negli anni a venire.
La necessità poi di poter costruire delle opportunità lavorative protette, nella fase del reinserimento sociale, ha visto la scelta lungimirante di costituire la Cooperativa di Solidarietà sociale (oggi Cooperativa sociale) “Il Sogno”, con l’utopia di poter dare un lavoro dignitoso a quanti avessero voluto riscattarsi: l’obiettivo era offrire un’opportunità per riprendere il cammino nel mondo del lavoro esterno.
Allora fu solo un sogno il cui esito sarebbe stato da verificare nel tempo.
Oggi la Cooperativa è “un’azienda strutturata” in grado di perseguire efficacemente quel sogno dando lavoro ad oltre un centinaio di persone.