La rilettura del l’attività dell’Associazione dal 1993 al 1998 condensa molte emozioni e ricordi che possono sintetizzarsi in tre filoni: la malattia e la morte di don Gianni, l’evoluzione di “Casa speranza”, allora capannone e oggi “Casa don Gianni”) e l’evoluzione delle attività associative.

IL LUTTO
L’evento più traumatico è stata la breve malattia e la morte del Presidente don Gianni Luchessa, nel luglio del 1995.
L’Associazione ha voluto ricordarlo con un numero speciale da cui abbiamo tratto due spunti: non è certo un modo retorico per ricordare chi è “presente” tutti i giorni nelle attività della casa a lui intestata.

IL CAPANNONE
Nel 1994 insieme a “don Gianni” subimmo il “rifiuto” del Badulerio: la disponibilità dell’area ci fu convertita dall’amministrazione comunale in quella attuale. Allora ci furono momenti di amarezza su cui non ha più senso tornare.
“Casa Speranza”, così pensavamo di chiamarla, mentre tecnicamente era il “capannone”, dopo lo spostamento nell’area artigianale (oggi si capisce che la nostra realtà è un corpo estraneo al contesto produttivo!) e la morte di “don Gianni” è divenuta “Casa don Gianni”.
La Provvidenza ci ha sostenuto in quegli anni: nel 1996 sorge lo scheletro della struttura e nel 1998 si inizia a vederla già parzialmente realizzata.
Sogni e speranza della nuova realtà sono condensati in un articolo del 1998. La realtà sarà leggermente diversa, con un costante divenire, caratteristica intrinseca di un’associazione che cerca di leggere i bisogni nel suo mutare.

ASPETTI CONCRETI
Il piano terra verrà destinato ai labora¬tori, all’officina, al negozio e a tutte le attività di lavoro e di servizio al lavoro. Al primo piano gli uffi¬ci di Alternativa e delle Coopera¬tive, con una piccola mensa interna, un au¬ditorium per conferenze ed in¬contri, una sala per il Centro Diurno finalizzato al reinseri¬mento lavorativo e sociale dei ra¬gazzi.
L’attuazione del piano terra av¬verrà per prima; soltanto in un secondo momento sarà completa¬to il primo piano con tutte le sue attività che entreranno, in azione e in funzione, con molta gradualità.
(inserire o mettere a latere il pezzo “Casa don Gianni in embrione”)

L’ATTIVITÀ ASSOCIATIVA
Sono anni di lenti cambiamenti per una realtà che deve saper leggere il segno dei tempi.
Proseguono le attività dei progetti giovani , operativi in Val Vigezzo, Valle Antrona, Beura, Valle Anzasca, Villadossola, Pallanzeno, Pieve Vergonte, Premosello, Valle Antigorio e Formazza, e l’attività istituzionale del Comitato Intercomunale per le politiche sociali ( sempre in sinergia con l’associazione).
A preoccupare è sempre il fenomeno della droga, con l’escalation dei morti, ( la crescita dei dati nazionali destano forti preoccupazioni: si passa dai 239 morti del 1981, agli 809 del 1988, ai 1275 del 1991) e la drammaticità del fenomeno Aids cui l’Associazione risponde con la disponibilità delle due strutture terapeutiche (Casa Rosa e Noga), una sensibilizzazione pubblica sul tema dei sieropositivi e l’acquisto di una struttura nuova a San Marco ( con prestito gratuito di molti soci ).
Il duplice lavoro di cura (Comunità) e prevenzione (Progetti Giovani) prosegue incessantemente sotto l’opera del nuovo presidente Gianni Clemente.
L’attività pubblica più rilevante è stata il convegno di due giorni tenutosi alla Fabbrica di Villadossola, il 28/29 Novembre 1998, dal titolo “I giovani oggi: lavoro,famiglia, rischi”.
Un convegno di grande rilevanza pubblica con relatori qualificati (Charmet, Borgna, Don Dino Campiotti…) e che ha avuto grande rilevanza mediatica e di cui riprendiamo uno stralcio del documento sul lavoro ancora oggi valido.

Quel convegno segnò anche l’idea di un patto di collaborazione tra i diversi gruppi giovanili (Progetto giovani, Volontariato Cottolengo, Gruppo Handicap, Animatori Valle Antrona, Polisportiva) al fine di perseguire un’azione più efficace sul territorio. Con il convegno maturò anche una maggiore attenzione della Chiesa verso le iniziative autonome dei progetti giovani.
In parallelo a questo grande impegno verso i giovani iniziano a moltiplicarsi le attenzioni verso gli adulti e d in particolare verso la famiglia, che segnano ( leggendo l’oggi) una svolta nelle linee future.
A fianco dei consolidati corsi pre-matrimoniali, sorgono i progetti genitori ( 5 entità territoriali) , si approfondiscono i temi delle separazioni, si affaccia il tema preoccupante dei suicidi anche tra i giovani, si delinea un disagio familiare che chiede di essere attentamente considerato.
Per concludere questa breve analisi retrospettiva è opportuno segnalare due dati che avranno andamento diverso: gli obiettori di coscienza e le borse lavoro.
I primi sono ancora una preziosa risorsa per l’associazione ed una valida esperienza per gli interessati, ma purtroppo sono in via di estinzione con la cancellazione dell’obbligo di leva, mentre lo strumento borse lavoro, che in quegli anni ha trovato le prime applicazioni, diventerà uno strumento consolidato di sostegno per soggetti ai margini del mercato del lavoro o incollocabili.
Parallelamente all’attività associativa cresce e si sviluppa il mondo della cooperazione nato per volontà di “Alternativa a…” : gli occupati in questo settore salgono da 42 nel 1991 a 55 nel 1993, a 61 nel 1994 per giungere ai 140 del 1998