donDon Antonio Visco nasce a Cameri, paese della bassa Novarese, il 16 aprile 1939 da mamma Cesira e papà Albino. Non conoscerà il padre, disperso nella campagna di Russia, ma cresce accompagnato dalle amorevoli cure della mamma, che non si risposerà più e dedicherà tutta la sua vita al figlio.
Il piccolo Antonio frequenta le scuole elementari a Cameri e poi entra in seminario, dove continua gli studi per diventare sacerdote. Qui conosce i chierici Luigi Del Conte, Luigi Tramonti con cui stringe un’amicizia profonda, che continuerà anche dopo, nella vita sacerdotale.
Terminati gli studi in seminario e ordinato sacerdote il 20 giugno 1964, nell’estate di quell’anno è inviato a reggere per un breve periodo la parrocchia del piccolo comune di Montescheno.
La sistemazione provvisoria diventerà definitiva: insediato ufficialmente nel luglio del 1965, si dedica alla cura di quelle anime per ben 50 anni, facendosi apprezzare subito dai parrocchiani per le sue idee innovative, a iniziare dall’abolizione delle tariffe per le Messe e per i funerali.
Ha una visione della Chiesa molto moderna e idee innovative che la gerarchia ufficiale non condivide, nate anche in concomitanza dello svolgimento del concilio Vaticano II, perciò è spesso definito prete scomodo, cattocomunista.
Ma le sue idee innovative riescono ad esempio a rinvigorire e a stimolare il “Lautani”, la tradizionale processione che si svolgeva sulle montagne intorno al paese. Molti sono poi i progetti da lui nati e portati a compimento nella comunità di Montescheno, dal campo sportivo alla “Casa anziani della valle”.
“Ho sempre creduto nei giovani” scrive sul Popolo dell’Ossola il 27 novembre 1964, in una lettera aperta, e l’impegno nel sociale verso di loro si è concretizzato in diverse iniziative, a partire dalle comunità di base e dalle comunità di recupero per tossicodipendenti e per giovani disadattati. Nascono così la comunità di San Marco nel comune di Bognanco, l’Associazione Alternativa a…, la comunità della Noga a Villadossola, la Casa Rosa a Masera.
Oltre agli impegni nel sociale, don Visco porta avanti quelli ufficiali, come parroco di Montescheno dal 1965 al novembre del 1989, dove però continuerà comunque a celebrare ogni domenica la Messa, sino all’aggravarsi della sua malattia nel dicembre 2013, e come insegnante all’Istituto Professionale Galletti di Domodossola dal 1970 al 1974.
Nell’anno accademico 1976/77 si iscrive alla Facoltà di Psicologia all’Università di Padova, laureandosi con una tesi sulla realtà giovanile, che poi divenne il libro “Nuove generazioni”, uno spaccato sul mondo giovanile ossolano.
Negli anni ‘80 iniziò il lavoro come psicologo al Sert di Domodossola e partecipò nel 1982 alla costituzione dell’Associazione Alternativa a….
Dal 1982 è animatore volontario di Alternativa a… a favore delle persone disagiate, e dal 1986 è psicologo di ruolo presso l’Ussl 56, l’attuale ASL 14, di Domodossola.
L’Associazione Alternativa a…, costituita il 22 giugno 1982, assorbe quasi tutto il suo tempo libero nel progetto di vita che da allora porta avanti.
Don Gianni Luchessa, il braccio operativo, don Luigi il cuore, insieme a don Antonio divennero i veri animatori dell’Associazione, impegnata a cercare risposte alle sempre più pressanti emergenze della tossicodipendenza. e dell’emarginazione in genere.
Si stipularono le prime convenzioni con l’allora UssI 56 per le attività della Comunità della Noga di Villadossola e della Casa Rosa Trontano.
Negli anni le nuove necessità portarono l’Associazione a promuovere le Cooperative come strumenti tecnici di autogestione e di compartecipazione prima Il Sogno per inserimenti lavorativi, poi la comunità terapeutica Casa Rosa e La Bitta per i servizi alla persona, che completavano il quadro iniziato dall’Associazione, che via via si articolava sempre di più in gruppi di volontariato operanti in altri settori (giovani, genitori) per rispondere meglio a un vasto territorio.
Questa poliedrica realtà, grazie anche ai contributi del Ministero, delle Fondazioni e di tanti privati, è riuscita a costruire una sede di riferimento, chiamata Casa Don Gianni, che sorge in regione Nosere a Domodossola.
L’evoluzione dei fenomeni sociali ha poi portato l’Associazione a scelte diverse, con la riduzione delle iniziative sul territorio e la concentrazione sulle esigenze familiari.
E’ nato così il Centro per la famiglia, gestito da molti operatori, volato a dare risposte e sostegno a diversi bisogni delle famiglie: psicologico, pratico, affettivo.
Forse è stato questo il progetto che più ha amato la creazione di un Fondo di Solidarietà, asse portante del Centro per la famiglia, che, attingendo alla generosità di molti, raccoglie risorse per interventi a sostegno delle fasce più deboli.
Il progetto della Casa, portato avanti dai tre preti don Gianni, don Antonio e don Luigi, raccoglie oggi gli uffici delle Cooperative, gli studi dei professionisti (psicologi, operatori, medici), un bar interno senza alcol, la mensa e la cucina, la sala multimediale, la sala musica, la legatoria.
Moltissime di queste idee sono sue, grazie alla sua capacità di “vedere avanti”, di essere in grado di rispondere alle problematiche che di volta in volta si presentavano al cambiare delle generazioni.
La creazione del “Gruppo Viaggi” gli ha permesso di realizzare un suo grande desiderio: recarsi sul suolo di Russia, nel luogo dove morì suo padre, per raccogliere un pugno di terra e posarlo accanto alle ceneri di sua madre, in un ricongiungimento simbolico tanto bramato.
Don Antonio ci affida un’eredità preziosa alla quale ha dato gambe solide e valori profondi. Questa è la serenità che ci portiamo nel cuore. Lo ricordiamo uomo capace di leggere i segni dei tempi e di condurci lungo nuove vie per continuare a dare risposte a chi si trova nel bisogno.
I suoi ultimi anni di attività li ha spesi in veste di psicologo volontario al Centro per la Famiglia, dove non prendeva onorari; soltanto, fuori dall’ufficio aveva esposto una cassetta dove i pazienti potevano lasciare un’offerta, che poi era destinata all’Associazione.
Don Antonio Visco ha lasciato questo mondo giovedì 13 febbraio 2014, unendosi in cielo ai suoi cari e lasciando noi orfani, ma orgogliosi d’averlo conosciuto e d’aver camminato con lui nella realizzazione dei suoi progetti, che cercheremo di portare avanti.